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Autotrasporti, mancano autisti: “Costretti a rifiutare gli ordini”

Gli ultimi dati Istat rivelano come in Italia il tasso di disoccupazione sia all’8,4%, mentre le persone considerate inattive sono al 34,6% sul totale della popolazione in età lavorativa. Si tratta di una grande platea di persone, dunque, che sarebbero candidabili per rientrare nel mondo del lavoro. Guardando ai vari siti specializzati, sembra che le offerte non manchino. Eppure diverse aziende lamentano un’assenza di lavoratori talmente forte da dover rinunciare a delle commesse.

Questo discorso sembra valere per il settore dell’autotrasporto, ove non da oggi mancano autisti. Chiaramente quello del camionista è un lavoro che può essere pericoloso quando non lo si svolge nelle migliori condizioni (non solo fisiche proprie, ma anche stradali), sebbene le condizioni di sicurezza siano migliorate costantemente negli ultimi anni. Di conseguenza, quando il lavoro serve davvero, potrebbe essere una chance valida di carriera come tante altre. Sul Sole 24 Ore è comparsa la testimonianza di Stefano Meloni, direttore del personale della società dei trasporti e della logistica Brivio e Viganò. La mancanza cronica di personale disponibile è dipinta con tinte fosche.

«Dobbiamo respingere la metà delle nuove commesse. Il motivo è molto semplice: non abbiamo autisti a sufficienza per organizzare i trasporti. In questo momento i trasporti sono in forte affanno: la domanda di consegne su gomma è altissima e anche la rete autostradale rischia di trovarsi a breve in una situazione critica. Per poter far fronte alla domanda di trasporto che riceviamo quotidianamente dalle imprese, avremmo bisogno, subito, di almeno 40 autisti. Nella grande distribuzione e nella ristorazione, per esempio, c’è una richiesta crescente per il trasposto di prodotti semilavorati per il sushi o le piadine. C’è una grande domanda per il trasporto di materie prime dagli hub di stoccaggio agli stabilimenti. Dobbiamo dire di no, nostro malgrado, anche alle richieste di nostri clienti storici e di nomi importanti dell’industria italiana», ha spiegato Meloni.

Gli autisti a disposizione si sono ridotti ancora negli ultimi tempi. L’azienda sta provando a trovare soluzioni creative a questa carenza. «Il sistema sta progressivamente perdendo gli autisti dell’Est Europa che tornano in patria dove, grazie alla crescita economica, adesso trovano lavoro facilmente. In Italia c’è molta concorrenza: gli autisti decidono in quale azienda andare a lavorare. Ormai ce li contendiamo. I giovani sono poco attratti dal mestiere anche se lo stipendio arriva a 3.000 euro al mese e il lavoro non è quello, molto pesante, di un tempo. I camion sono confortevoli e noi che siamo un’azienda specializzata nelle medie percorrenze, diamo la possibilità di rientrare a casa per dormire. Abbiamo aperto un’Academy aziendale con tanto di simulatore di guida per formare gli autisti. Evitiamo ai giovani aspiranti il costo della patente che può arrivare fino a ottomila euro e chiediamo in cambio soltanto un impegno a rimanere a lavorare con noi per un periodo determinato».